Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 a Genova (Pegli).
Nella primavera del '41 il padre, antifascista, visto
l'aggravarsi della situazione a causa della guerra, si reca
nell'Astigiano alla ricerca di un cascinale ove far rifugiare i propri familiari e
acquista la Cascina
dell'Orto ove Fabrizio trascorre parte della propria infanzia con la
madre e il fratello.
Sin da piccolo manifesta grande interesse per la musica tanto che si avvicina allo studio di molti strumenti quali violino e chitarra.
È indubbiamente il contesto storico in cui è nato e cresciuto ad influenzare ampiamente i testi delle sue canzoni che spesso toccano temi profondi. La melodia invece si avvicina ai modelli americani e francesi del tempo che riescono a stregare il giovane
cantautore. De Andrè si accompagna con la chitarra acustica, che si batte
contro l'ipocrisia bigotta e le convenzioni borghesi imperanti, in brani
diventati poi storici come "La Guerra di Piero", "Bocca di Rosa", "Via
del Campo".
"Il
protagonista è un soldato, Piero, che in una luminosa giornata di
primavera, dopo un lunghissimo cammino iniziato nel cuore dell'inverno,
varca il confine che divide due nazioni. Mentre riflette sull'inutile
ferocia della guerra, vede in fondo alla valle un soldato nemico che
certamente prova le sue stesse paure ed è tormentato dai dubbi. Pur
consapevole che soltanto uccidendolo potrà salvarsi, Piero appare
indeciso sul da farsi. Quell'incertezza, frutto di un atto istintivo di
umana solidarietà, gli sarà tuttavia fatale, perché l'avversario,
accortosi del pericolo, non esiterà a sparargli" (P. Briganti - W.
Spaggiari, Poesia & C., Zanichelli, Bologna 1991, p. 434).
La follia della guerra viene denunciata senza lasciare spazio a giustificazioni. L'unica colpa di Piero è di non aver ucciso un uomo con la divisa di un altro colore, non per vigliaccheria ma per un senso di fratellanza.